Non pensare che sintomi fastidiosi e persistenti quali prurito e irritazione alle parti intime, scarsa lubrificazione della vagina, secchezza e irritazione vaginale, e persino dolore durante il rapporto sessuale (dispareunia), riguardino solo te.
Sono invece disturbi molto diffusi, comuni a molte donne – di età diverse – spesso collegabili a carenza estrogenica e all’atrofia vaginale.
Con il calo di estrogeni dovuto alla menopausa (fisiologica, indotta chirurgicamente o conseguente a terapie locali antitumorali) accanto a fastidi momentanei come vampate e sudorazioni notturne, possono comparire anche questi sintomi, che con il tempo tendono ad acuirsi.
Il disagio che deriva da questi cambiamenti fisiologici associati alle alterazioni della mucosa vaginale interferisce con la qualità della vita e dei rapporti della coppia, con ripercussioni sulla vita sessuale, già in parte compromessa in alcune donne mature dalla riduzione della libido legata alla carenza di testosterone.
Ma cosa si intende per atrofia vaginale?
L’atrofia uro-genitale insorge a seguito del declino della produzione di estrogeni da parte delle ovaie, dovuto alla menopausa, o in conseguenza di terapie seguite per alcuni tumori ginecologici.
Questa nuova condizione comporta un progressivo assottigliamento dei tessuti epiteliali genitali, della mucosa vaginale e vulvare, che perde spessore e si dimostra più delicata, irritabile ed esposta ai traumi.
La perdita di glicogeno nelle cellule (che contribuisce all’equilibrio della flora vaginale)insieme alla ridotta irrorazione e afflusso sanguigno all’epitelio, sono fattori che assommano alle alterazioni morfologiche dei tessuti alcune modifiche fisiologiche e funzionali come:
secchezza e scarsa idratazione
ridotta secrezione del fluido vaginale
aumento del pH vaginale oltre il 5.0
diminuzione dei lattobacilli vaginali e aumento della flora antagonista patogena
infiammazione e sensazione di bruciore
prurito e senso locale di vasocongestione
leucorrea o perdite vaginali atipiche
suscettibilità allo sfregamento e alle sollecitazioni meccaniche da parte delle pareti vaginali
livellamento delle pliche rugose vaginali (dovuto alla riduzione di collagene nelle cellule)

La sintomatologia correlata all’atrofia della mucosa vaginale e del basso tratto urinario durante il rapporto sessuale può alterare le sensazioni genitali o peggiorare sintomi preesistenti come la riduzione del desiderio e il deficit orgasmico.
Fino a poco tempo fa essa veniva attribuita al processo inevitabile del’invecchiamento e non erano molto diffusi le terapie o i trattamenti più indicati per migliorare la fisiologia della vagina e contrastare disturbi destinati a peggiorare con il passare del tempo.
Oggi invece sempre più donne si rivolgono alla medicina per migliorare il tono e la funzionalità delle zone intime. Anche tu puoi affidarti serenamente al tuo medico di fiducia, che potrà guidarti nella scelta più adeguata alle tue esigenze, in base alla conoscenza che ha di te, al giudizio clinico e all’esperienza personale.
MONNALISA TOUCH: la nuova tecnica laser per il trattamento dell'atrofia vaginale
Se anche tu lamenti i disturbi comunemente collegati all’atrofia vaginale, sappi che da oggi puoi ottenere un nuovo equilibrio attraverso il recupero della fisiologia genitale e il sollievo dai sintomi di cui soffri quotidianamente.
MonnaLisa TouchTM favorisce in modo sicuro e indolore il recupero dell’equilibrio della mucosa genitale con metodologie simili a quelle utilizzate per rallentare l’invecchiamento della sensibile pelle del viso.
Agendo con delicatezza sui tessuti della mucosa vaginale, il laser stimola la produzione di collagene, migliora la funzionalità dell’area trattata e ne ristabilisce la corretta irrorazione.
Naturale, sicura e mini-invasiva, MonnaLisa TouchTM ridona tono ai tessuti, aumenta il flusso sanguigno e la lubrificazione: in una parola riporta alla normalità, con naturalezza, lo stato fisiologico delle pareti vaginali.
MONNALISA TOUCHTM per alleviare i sintomi dell'atrofia
Tra le tecniche più avanzate di fotoringiovanimento vaginale, MonnaLisa TouchTM allevia i sintomi più fastidiosi associati all’atrofia vaginale: scarsa lubrificazione vaginale, prurito vulvare, secchezza, senso di pesantezza, persino dolore durante il rapporto sessuale possono diventare un ricordo del passato.
Se desideri ritrovare con immediatezza l’armonia della tua femminilità, chiedi di MonnaLisa TouchTM al tuo medico di fiducia.
MONNALISA cenni su menopausa e terapie
In tempi ancora recenti la conclusione dell’età fertile avviava un progressivo declino biologico e della vita di relazione: oggi che l’aspettativa di vita nel post-menopausa supera ormai i 30 anni, il benessere e la qualità della vita della donna sono diventati un tema sensibile, oggetto di sempre maggiore attenzione da parte della comunità scientifica.
Come già saprai non esiste una donna in menopausa uguale all’altra, con gli stessi malesseri e gli stessi fattori di rischio, a iniziare dall’età di esordio di questa fase della vita che varia da persona a persona, con una media mondiale di circa 50 anni.
Sono molte le opzioni di cura per disturbi e malesseri associati al climaterio: dalla Tos (terapia ormonale sostitutiva) alla terapia ormonale ad uso locale ai fitoestrogeni, dalla chirurgia ginecologica alle tecniche laser.
Guida al trattamento MONNALISA TOUCH
MonnaLisa TouchTM è un trattamento di ringiovanimento vaginale (da non confondersi con i trattamenti di tipo estetico) basato su uno speciale sistema laser a CO2 frazionato, realizzato appositamente per questo tipo di applicazione medica.
Procedure
La procedura laser-assistita è mini-invasiva e viene eseguita in uno studio medico, ambulatorialmente o in day-hospital; non prevede nè incisioni, nè punti di sutura, e non necessita di più di un’ora di tempo per singola seduta.
Il trattamento NON richiede di norma nessuna anestesia, tuttavia se una paziente lo desidera può essere comunque utilizzato un anestetico in crema.
I risultati sono evidenti già dopo la prima seduta; normalmente si consiglia di effettuare un ciclo completo di 4-5 sedute a intervalli di 45-60 giorni. Il numero di sedute può tuttavia cambiare a seconda del livello di atrofia vaginale da trattare. Solo il tuo ginecologo di fiducia, dopo un’accurata visita, potrà valutare e consigliarti il piano terapeutico più indicato.
Azioni benefiche
L’azione di stimolazione del laser sul collagene migliora lo stato della mucosa che riveste le pareti della vagina e facilita la reidratazione e il recupero funzionale dei tessuti vaginali.
Agendo su fattori che determinano secchezza, fragilità e perdita di elasticità della mucosa, il trattamento rigenerante può eliminare quelle sensazioni fastidiose di prurito, irritazione e dolore, rese particolarmente acute durante il rapporto sessuale. Di conseguenza la maggior parte delle pazienti trattate riferisce di un sostanziale miglioramento della qualità della vita e delle relazioni di coppia.
Col laser a CO2 frazionato è possibile trattare efficacemente anche quei casi in cui la vagina dilatata (wide vagina) è conseguente a una perdita di tono della mucosa, quando essi non presentino il coinvolgimento della muscolatura locale o problemi come il prolasso vaginale.
Questo processo di stimolazione e ringiovanimento coinvolge cellule e tessuti e richiede alcune settimane per essere portato a termine. I risultati saranno quindi maggiormente apprezzabili dopo un mese e mezzo circa dal termine del trattamento.
Tempi di recupero
I rischi per le pazienti trattate con MonnaLisa TouchTM sono minimi: la maggior parte delle donne riferisce solo di effetti collaterali transitori, di leggeri arrossamenti o lievi gonfiori: piccoli fastidi non allarmanti immediatamente successivi alla seduta , che solitamente si risolvono con un giornata o due di riposo.
È possibile che durante il processo di guarigione ti sia consigliato di evitare di sollevare pesi o di rinunciare momentaneamente ad alcune attività come il bagno caldo in vasca e l’esercizio fisico: il tuo medico ti darà indicazioni più specifiche sugli accorgimenti da adottare per accelerare il recupero.
Cenni su menopausa e terapie
La menopausa spontanea è la definitiva naturale cessazione dei cicli mestruali derivante dalla perdita delle funzioni follicolari ovariche ed è diagnosticata dopo 12 mesi di assenza delle mestruazioni (amenorrea).
La menopausa prematura o precoce è quella che si verifica prima dei 40 anni (OMS). Può essere sia fisiologica che indotta e può comportare un rischio maggiore in termini di osteoporosi, patologie neurovegetative e problemi cardiovascolari: le linee guida della International Menopause Society raccomandano per questo la Tos come trattamento preventivo più indicato (siano essi solo estrogeni per le donne che hanno subito isterectomia o estrogeni in abbinamento con progesterone o progestinici da sintesi per la protezione endometriale delle pazienti con utero) .
La menopausa indotta può essere determinata dalla rimozione chirurgica di entrambe le ovaie (con o senza isterectomia) o dalla soppressione della funzione ovarica come effetto indesiderato di terapie antitumorali come chemioterapia, radiazioni, tamoxifene (OMS).
La perimenopausa si riferisce al periodo che precede la menopausa fino al primo anno dopo l’ultima mestruazione (OMS).
La postmenopausa è tutto il periodo che segue l’ultima mestruazione, indipendentemente dal tipo di menopausa (OMS).
A questo elenco stabilito e approvato a livello internazionale dall’OMS nel 1990, la International Menopause Society (IMS) nel 1999 ha aggiunto la definizione di climaterio come periodo variabile che precede e segue il passaggio dalla fase riproduttiva a quella non riproduttiva della donna.
TOS (Terapia Ormonale Sostitutiva). Indicata con il termine TOS (Terapia ormonale sostitutiva) solo nella realtà italiana, nella letteratura scientifica è detta genericamente HRT (Hormone Replacement Therapy): si tratta della prescrizione di soli estrogeni (a donne isterectonizzate) o di estrogeni in associazione ai progestinici, a pazienti in postmenopausa, per contrastare i disturbi collegati all’atrofia urogenitale e soprattutto prevenire gli effetti negativi dell’improvvisa carenza di estrogeni sul sistema cardiocircolatorio, scheletrico e neurovegetativo. In modo più specifico la terapia di soli estrogeni viene chiamata Estrogen Replacement Therapy (ERT). Il 10-25% delle donne che utilizzano la terapia ormonale sistemica continua comunque a soffrire dei disturbi correlati all’atrofia urogenitale: questo motivo, assommato ai timori sulla sicurezza dell’assunzione di ormoni rende più rara la prescrizione della terapia sistemica per quelle donne che lamentano unicamente sintomi vaginali. I timori sulla sicurezza delle terapie ormonali sono collegati al rischio oncologico: se l’incidenza di cancro della mammella nel corso della vita di una donna occidentale arriva al 10%, tra i fattori di rischio riconosciuti c’è l’uso prolungato della terapia ormonale con estrogeni e progestinici in menopausa (HRT); così come rappresenta un fattore di rischio per il carcinoma dell’endometrio la terapia ormonale con soli estrogeni (ERT) somministrata a donne in menopausa con utero. Viceversa diversi studi epidemiologici hanno messo in evidenza una sostanziale riduzione del rischio di carcinoma del colon-retto fra le donne trattate con HRT.
Terapia estrogenica vaginale locale o transdermica è soprattutto per gli effetti benefici sull’atrofia vaginale e per l’assenza di alcune delle controindicazioni sistemiche da assunzione di estrogeni, la terapia topica viene preferita alla terapia sistemica (nei casi in cui quest’ultima non sia richiesta per altre ragioni mediche). Gli estrogeni vengono assorbiti dalla parete vaginale ed entrano comunque in circolo, tranne nei casi di preparazioni concepite per prevenirne l’assorbimento; tra i potenziali eventi avversi, ci sarebbero dolore mammario, perineale e sanguinamento uterino (da segnalare subito al medico per accertamenti). In alcuni casi il trattamento è controindicato, come in presenza di sanguinamenti vaginali/uterini di natura sconosciuta o in donne affette da tumore dell’endometrio. Le terapie delle patologie maligne ginecologiche o della mammella possono portare infatti a disfunzioni sessuali come l’atrofia vaginale ma la maggior parte dei tumori ginecologici e al seno sono sensibili agli ormoni. In alcuni casi poi (come nei carcinomi cervicali a cellule squamose) le cure radioterapiche locali possono ridurre il numero dei recettori estrogenici rendendo poco efficace la terapia topica. Allo stato attuale, non ci sono linee guida relative alla durata dei trattamenti estrogenici per via vaginale, terminati i quali, i disturbi ricompaiono. Inoltre non sono ancora disponibili dati sull’utilizzo superiore a 1 anno di tale terapia.
Lubrificanti e idratanti – Nei casi in cui i preparati estrogenici risultino non indicati o inefficaci, i trattamenti non ormonali – lubrificanti vaginali e preparazioni idratanti – applicati localmente e con una certa costanza possono attenuare i sintomi correlati alla secchezza vaginale. Si tratta di mix di agenti protettivi e restitutivi solubili in base acquosa con sostanze non ormonali che hanno un’azione benefica sull’epitelio vaginale. Le prescrizioni terapeutiche non ormonali sono indicate soprattutto nelle donne contrarie alle terapie ormonali o in soggetti a rischio per pregresse patologie maligne sensibili agli ormoni.
Fitoestrogeni. Sono molecole non steroidee di origine vegetale (soia e trifoglio sono le fonti più utilizzate) che si legano ai recettori degli estrogeni, assunte come supplementi o integratori alimentari, il cui assorbimento varia da persona a persona e per lo stesso individuo, in relazione al tipo di alimentazione, all’interazione con antibiotici e allo stato della flora intestinale di ciascuno. Le interazioni ormonali di queste molecole non si limitano agli estrogeni ma riguardano anche altri ormoni come gli androgeni avendo e gli ormoni tiroidei. I prodotti naturali non sono necessariamente privi di controindicazioni e d’altra parte non ci sono dati clinici che ne dimostrino l’efficacia e la sicurezza per la menopausa: ad esempio non sappiamo se siano sicuri per le pazienti con problemi alla tiroide, dato che hanno effetti inibitori sul funzionamento tiroideo. Il rapporto rischio-beneficio dei fitoestrogeni in relazione al carcinoma mammario è poi un punto ancora molto dibattuto.